L’ opera “I See I See” di Federica Di Carlo, presentata nei giorni scorsi durante la mostra internazionale d’Arte d’Egitto 2024, Forever Is Now 2024 presso la Piana di Giza, è larga 7 metri per quasi 3 di altezza ed è l’opera più vicina alle tre piramidi. Composta da una complessa rete di lenti ottiche, la struttura interagisce con la luce del deserto, trasformando l’esperienza visiva degli spettatori e invitandoli a riscoprire il paesaggio delle piramidi attraverso un nuovo sguardo.
Creata da Federica Di Carlo, artista italiana selezionata tra i 12 partecipanti internazionali, “I See I See” sfida i confini della percezione tradizionale, creando un ponte tra l’antico sapere egizio e le esplorazioni contemporanee attraverso l’uso della fisica ottica. Ispirata al mito egizio secondo cui l’umanità nasce dalle lacrime dell’occhio del Dio Sole, l’opera di Di Carlo si presenta come un dispositivo visivo capace di sfruttare le leggi della luce per offrire molteplici prospettive sul mondo.
Abbiamo rivolto qualche domanda all’artista.
Quali sensazioni ha provato ad operare nel deserto egizio?
Realizzare “I See I See “ in un deserto con la luce particolare di un luogo del genere era sempre stato un mio desiderio. Ma Non ero mai stata nel deserto e la mia aspettativa rispetto ad esso era veramente molto diversa da quello che ho trovato . Le piramidi di Giza con la loro piana desertica protetta,recintata custodita da mura ad un primo impatto mi é sembrata ben poco naturale.
La città del Cairo è visibile nello Sky Line delle piramidi e da alcuni punti anche l’enorme autostrada che porta all’area archeologica.
Quali difficoltà ha incontrato nella messa in opera?
Credo di essermi resa conto di trovarmi in un deserto solo quando ho passato tre giorni incluse le notti a allestire nel bel mezzo di una tempesta di sabbia con venti nodi di vento e sabbia sottilissima che entrava in ogni cosa inclusa me. Soltanto in quella condizione ho iniziato a percepire la sensazione del deserto, la sua consistenza, la sua natura.
Per quanto mi fossi preparata alla possibilità di condizioni sfavorevoli all’allestimento delle migliaia di lenti ottiche… come sempre la natura ti riposiziona, facendoti arrendere alla ridicola convinzione di avere il completo controllo della situazione. Così ho seguito il flusso, assieme al mio team cantando canzoni mentre tutto attorno rotolava via. É stata una sfida che anche grazie agli operai dell’art d’egypte abbiamo portato al termine nel pieno della notte davanti ad una vista privilegiata notturna con le ombre imponenti delle piramidi, in un grande applauso collettivo di gioia.
Questo è il motivo per cui amo realizzare installazioni ambientali in rapporto diretto con la natura e i suoi elementi.
Questa opera prelude ad altre realizzazioni future?
Non so ancora se ci saranno altre I See I see in luoghi simili. Ma gli equilibri del mondo rimangono il mistero con quale voglio misurarmi ancora.
“I See, I See” rimarrà esposta nella Piana di Giza per tutta la durata dell’evento, fino al 16 novembre.
Nicoletta Curradi
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